*Attenzione!* Per gli argomenti trattati, questo racconto è riservato ad un pubblico adulto.
Diana controllò l’orologio da polso e accelerò il passo. Era in ritardo. Di nuovo. Aveva trascorso la notte a pensare ad Andrea, addormentandosi solo alle prime luci dell’alba. E ora aveva gli occhi che sembravano due palle da bowling. Si sentiva a pezzi.
Diana controllò l’orologio da polso e accelerò il passo. Era in ritardo. Di nuovo. Aveva trascorso la notte a pensare ad Andrea, addormentandosi solo alle prime luci dell’alba. E ora aveva gli occhi che sembravano due palle da bowling. Si sentiva a pezzi.
Accidenti!
Doveva trovare un sistema per togliersi
Sartori dalla testa, una volta per tutte. Proprio in quello stesso momento,
mentre si avviava quasi correndo verso la III B, notò Viola che usciva a spron
battuto dai bagni, le guance arrossate e le labbra gonfie come se… come se
avesse trascorso gli ultimi minuti a baciare qualcuno.
Si immobilizzò, le membra diventate
all’improvviso pesanti.
Cosa doveva fare? Una vocina interiore le
suggeriva di non intromettersi. Non erano fatti suoi, dopotutto. Ma un’altra
voce, ancora più pressante e insistente, le gridava nella testa il proprio
coinvolgimento con Sartori. Non poteva certo lavarsene le mani. Viola era la figlia
di Andrea, lo stesso uomo che l’aveva fatta godere sui sedili di un’auto e per
cui lei ancora spasimava, nelle lunghe notti solitarie.
Deglutì, senza riuscire a muovere un solo
muscolo. Un attimo dopo, la porta dei bagni si spalancò e apparve Jacopo Torre,
il collega di inglese. Era trafelato, gli occhi che sembravano schizzare fuori
dalle orbite e un’aria colpevole, tormentata.
Dio mio, non poteva essere!
Diana non riuscì a resistere alla
tentazione di fissargli le labbra, mentre attirava la sua attenzione
avvicinandosi. – Ehi, Torre. Anche tu in ritardo?
Lui trasalì, lo sguardo decisamente colpevole. – Ciao, Ricci. Ho
dovuto fare un salto in bagno. E tu?
Lei esitò. Nessun accenno a Viola e alla
sua uscita di scena, solo pochi istanti prima. E anche le labbra di Torre
apparivano tumide. Erano labbra che avevano appena finito di baciare, quello
era poco ma sicuro. – Io ho avuto una nottataccia. Soffro spesso di insonnia.
Evitò di dire che era stata colta da una
smania incontrollabile: una voglia di sesso che l’aveva lasciata annichilita e
ansante. Inutilmente aveva cercato soddisfazione da sola, toccandosi e
portandosi a un orgasmo veloce e insoddisfacente. Il solo pensiero la fece
avvampare, ma per fortuna Jacopo non lo notò, perso com’era nei suoi pensieri.
Diana si schiarì la voce. – C’era qualcuno
con te, in bagno?
Un sopracciglio scuro scattò verso l’alto.
Jacopo la fissò pallido in volto. – No, perché?
– Niente. Mi sembrava di aver visto
qualcuno uscire di corsa, ma mi sarò sbagliata.
Lui si passò una mano fra i capelli e le
indirizzò un sorriso imbarazzato. – Forse qualche alunno che si è chiuso nei
bagni a fumare. Io comunque non ho visto nessuno.
Diana cominciò a sentire un peso allo
stomaco. – Ma sì, sarà come dici tu – fece una pausa, poi aggiunse, come se il
pensiero le fosse sopraggiunto all’improvviso: – Come mai non hai usato il
bagno dei professori?
Jacopo si mosse in direzione delle aule,
le mani sepolte nelle tasche dei jeans. – Mi sono infilato nel primo che ho
trovato, Ricci. Ma la prossima volta farò più attenzione. I cessi dei ragazzi
fanno veramente schifo.
Diana lo osservò avanzare lungo il
corridoio con lunghe falcate atletiche. Torre era un bell’uomo, non poteva
negarlo. Ma aveva almeno una decina d’anni più di Viola, presumibilmente anche
qualcuno di più. Era possibile che…?
Se Andrea fosse venuto a saperlo sarebbe
scoppiato il finimondo e forse era meglio tenerlo all’oscuro. Dopotutto, non
aveva nessuna certezza. Ma avrebbe tenuto gli occhi aperti, questo glielo
doveva. E poi stava cominciando a prendere a cuore la situazione di Viola,
sola, senza una madre che si occupasse di lei.
Con il cuore in tumulto, si avviò a sua
volta verso la propria classe.
Quando la campanella che
annunciava la fine delle lezioni risuonò con insistenza, Viola tirò un sospiro
di sollievo. Non era stato facile concentrarsi. Non col sapore di Jacopo ancora
sulle labbra. Abbordare Stefano davanti ai bagni della scuola si era rivelato
un grosso errore. Adesso si sentiva ancora più confusa e incerta.
Cosa doveva fare? Andare a letto con
Scarpati?
Ma come, se in
testa aveva un unico uomo? Qualcuno che le faceva contrarre lo stomaco appena
con uno sguardo?
– Viola, tutto
bene? – le chiese a un tratto Daniela, la fronte corrugata. – Sei strana.
Lei ficcò il
diario nello zaino e se lo mise in spalla. – Stamattina ho baciato Scarpati –
rispose con un filo di voce. Aveva la gola secca.
– Ma è
fantastico! – Daniela le diede una pacca sulla spalla, in un goffo tentativo di
incoraggiamento. In realtà, tutto ciò che provava Viola era un profondo
imbarazzo.
– Fantastico
un accidenti! – Non era da lei imprecare, ma non riuscì a farne a meno. – Dopo
è arrivato Jacopo ed è scoppiato un gran casino.
– Si è
ingelosito? Dai, non farmi stare sulle spine! Racconta.
Viola non era
certa che fosse gelosia quel che aveva provato il professor Torre, vedendola
tra le braccia di Stefano. Forse era davvero preoccupato solo del fatto che lì,
nel corridoio, tutti potessero vederli. Anche se ancora non riusciva a
spiegarsi quel bacio.
Cos’era stato?
Una punizione?
Sospirò e uscì
dall’aula, seguita da una sempre più curiosa Daniela. – Allora? Vuoi dirmi che
è successo?
Viola roteò
gli occhi. – Mi ha baciata. Di nuovo.
– Oh, mio Dio!
E com’è stato?
Non aveva
voglia di raccontarle le emozioni che si agitavano dentro di lei. Anche se
Daniela era la sua migliore amica, c’erano cose che desiderava tenere per sé,
racchiuse nel proprio cuore. Quel bacio era una di quelle. Affrettò il passo
lungo il corridoio e cominciò a scendere le scale. – È un gran casino, Dani.
Non ce la farò mai. Non riuscirò a fare sesso con Scarpati.
– Sciocchezze!
Andrà tutto alla grande, invece. Se vederti tra le sue braccia ha spinto il
professore a baciarti, cosa accadrà quando scoprirà che ci sei andata a letto?
Viola non
osava chiederselo. – Non lo scoprirà perché non accadrà mai.
Rovistò nello
zaino alla ricerca del cellulare mentre varcava l’uscita dell’edificio
scolastico. Il display segnalava un messaggio da leggere. Un messaggio di
Jacopo.
Il cuore le
balzò in gola all’istante mentre scorreva velocemente le parole, dimenticandosi
addirittura di respirare.
“Dove sei? Ti aspetto nel piazzale della
scuola.”
Le ginocchia
cominciarono a tremare. Ignorando le chiacchiere continue di Daniela, lo cercò
con lo sguardo e a un tratto lo vide. Era appoggiato alla fiancata della sua
auto, una Peugeot 208 grigio
metallizzato, le mani infilate nelle tasche dei jeans. Viola arrossì e mormorò
una debole scusa a Daniela.
Gli si
avvicinò cauta, i passi che sembravano muoversi al rallentatore. – Volevi
vedermi?
Lui sollevò la
testa di scatto e lei pensò di non aver mai visto un uomo più affascinante di
quello. Il pullover di lana aderiva al suo busto tornito, mettendo ancora più in
evidenza i muscoli. Sembrava quasi finto con le spalle ampie, il torace che
pareva scolpito nel marmo e le gambe lunghe e atletiche. Non appena la vide, il
suo sguardo si fece più intenso. – Sì, ho bisogno di parlarti. È importante.
Dai, Sali.
Viola deglutì.
Fissò l’auto e poi di nuovo lui. – Dove hai intenzione di portarmi?
– In un posto
tranquillo dove potremo parlare. Ti riaccompagno io a casa, dopo. Non ti
preoccupare.
Non doveva
preoccuparsi? Lei e Jacopo da soli sulla sua auto. Le venivano le palpitazioni
al solo pensiero. Dopo un attimo di esitazione, si riscosse. – Okay – disse
mentre lui le apriva la portiera della Peugeot. – Ma devo essere a casa al più
tardi tra un’ora.
Non era vero
niente, ma non intendeva fare la figura della ragazzina disposta a tutto pur di
compiacerlo. Aveva il suo orgoglio.
Jacopo annuì.
– Promesso.
Si lasciò
cadere sul sedile del passeggero, sforzandosi di ignorare il battito frenetico
del proprio cuore. L’auto partì a grande velocità, diretta verso le zone
collinari. Viola attese che si fermasse in un luogo un po’ appartato, prima di
chiedere: – Be’, cosa mi dovevi dire di tanto urgente?
– La
professoressa Ricci per poco non ci ha scoperti stamattina, nei bagni – rispose
lui infilandosi le mani tra i capelli. – Dobbiamo farla finita, Viola.
– Farla
finita? – La voce le uscì alquanto arrochita. – Non mi pare che tra noi sia mai
cominciato qualcosa. O sbaglio?
– Viola…
– No,
ascoltami. Stefano mi ha chiesto di diventare la sua ragazza e penso che gli
dirò di sì.
Lui trasalì,
gli occhi che sembravano laghi incandescenti. – Che cosa? Sei impazzita?
– Visto che
non posso avere te, ho pensato che fosse meglio frequentare qualcun altro. Non
ho intenzione di chiudermi in un convento perché tu non hai le palle per stare
con me – Le parole le erano uscite senza controllo, ma adesso che gli aveva
vomitato addosso la propria frustrazione si sentiva meglio.
O quasi.
– E così hai
deciso di buttarti tra le braccia di Scarpati?
– Non sei
stato tu a suggerirmi di fare esperienza?
Jacopo scosse
la testa. – Ti sei messa con Scarpati per fare esperienza? – Le lanciò un’altra
occhiata di fuoco. – Se è fare esperienza che vuoi…
Non terminò la
frase. Fece uno scatto in avanti e le afferrò la nuca per avvicinare le labbra
alle sue. La baciò come se non esistesse un domani, con fame, necessità. Viola
era stordita dalla voracità di quel bacio. Avrebbe voluto mostrarsi superiore.
Negarsi a lui. Invece si ritrovò premuta contro il suo petto a ricambiare il
bacio con la stessa passione, le lingue che si sfioravano, lambivano,
assaporavano.
Viola ebbe la
sensazione che il cuore le stesse schizzando fuori dal petto. Quando Jacopo la
lasciò ansimava, le dita aggrappate al suo maglione. Quando le aveva messe lì?
Non se ne era nemmeno resa conto. Intanto lui aveva insinuato una mano sotto al
suo golfino di cachemire e le stava accarezzando piano lo stomaco, per poi
risalire verso l’alto. Un sospiro le uscì dalle labbra dischiuse. – Co-cosa hai
intenzione di fare?
– Volevi fare
esperienza, giusto? – Il suo tono era duro, brusco. Ma a Viola sembrò la cosa
più dolce del mondo.
Come dicevo commentando la puntata precedente... Jacopo è andato, ormai! Però però... nei bagni della scuola... che "scandalo" !!! ;-) Brava Laura
RispondiEliminaSì, mi sa proprio che è cotto a puntino! Chissà se vincerà il cuore o la ragione? ;-)
RispondiEliminaVincerà sicuramente la ragione, ma solo per il momento. Questo racconto mi sta appassionando sempre di più. Quanto manca alla fine? Sono troppo curiosa
RispondiEliminaNon so dirti neppure io quanto manchi alla fine, perché lo sto ancora scrivendo. :-P Diciamo che il bello deve ancora venire. ;-)
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