lunedì 31 agosto 2015

SCANDALOSI LEGAMI - DICIASSETTESIMA PUNTATA

*Attenzione!* Per gli argomenti trattati, questo racconto è riservato ad un pubblico adulto.

– Non è voluto venire a letto con te? Sul serio? – la voce di Daniela le trapanò l’orecchio, attraverso il cellulare. Viola strinse il telefono fino a far sbiancare le nocche e trattenne le lacrime di umiliazione che le serravano la gola.
     – Sì, sul serio. Secondo lui sono troppo piccola.
     – È perché sei ancora vergine – sbottò allora Daniela con convinzione. – Agli uomini piacciono le ragazze con un po’ più di esperienza. Forse se facessi sesso con qualcuno…
     – Sei pazza? – A Viola vennero le palpitazioni. Non che nelle parole della sua amica non ci fosse una logica. In realtà, lei aveva pensato esattamente la stessa cosa.
     – No, ti sto solo dicendo quello che dovresti fare se vuoi conquistare il professore di inglese.
     – E con chi dovrei andare a letto, secondo te?
     Non che volesse davvero farlo, la sua era pura curiosità. Anche se… il pensiero che fosse davvero l’unica soluzione al suo problema la tormentava. Daniela tacque per un istante. Stava riflettendo, ormai Viola la conosceva bene. La sua amica era un vulcano di idee ed era praticamente impossibile fermarla, quando si metteva in testa qualcosa.
     – Ho trovato! – esclamò infatti, poco dopo. – Potresti provarci con Stefano. È da un po’ che ti ha messo gli occhi addosso.
     – Ma chi? Scarpati?
     – Proprio lui.
     La sola idea era rivoltante. – E sentiamo, tu come sai che mi ha messo gli occhi addosso?
     – Andiamo, lo sanno tutti! – Daniela scoppiò a ridere. – Non vorrai farmi credere che non te ne sei accorta? Ha ragione il professor Torre: sei proprio una bambina!
     Viola arrossì violentemente. In effetti, il sesso era un terreno in cui si trovava impreparata. Vedeva Scarpati tutti i giorni, a scuola, eppure non si era mai resa conto che nutrisse un interesse nei suoi confronti. Si mordicchiò piano un’unghia. – Quindi, secondo te, se gli facessi capire che voglio farlo con lui…
     – Viola, a quello basta che gliela fai annusare e va in brodo di giuggiole. È pazzo di te. E tutto sommato non è affatto male, ti pare?
     Lei sospirò. Scarpati non era certo il suo tipo. Però doveva ammettere che Daniela non aveva tutti i torti: era un bel ragazzo. E quasi tutte, a scuola, avrebbero voluto una storia con lui. Non sarebbe stato un gran sacrificio portarselo a letto, no? E poi si trattava di farlo solo una volta o due, giusto per perdere la verginità e poterlo sbattere in faccia a Jacopo alla prima occasione. Ma allora perché quella decisione le pesava addosso come un macigno?
     – Il fatto è che pensavo che la mia prima volta sarebbe stata con qualcuno di cui ero innamorata. Così è talmente squallido!
     Daniela fece schioccare la lingua. Viola fu certa che stesse alzando gli occhi al cielo, anche se non poteva vederla. – Se vuoi Jacopo, è bene che tu non faccia troppo la schizzinosa. La domanda è: ci tieni abbastanza a lui da andare fino in fondo?
     Dio mio, sì!
     La risposta le risuonò nelle orecchie come uno sparo. Per Jacopo sarebbe stata disposta a tutto. Anche a perdere la verginità con Scarpati.




Jacopo salì le scale di corsa, una ridda di pensieri confusi che gli si agitavano in testa. Aveva sbagliato con Viola. Non avrebbe dovuto cedere alla tentazione di baciarla. E di certo non avrebbe dovuto trascinarla sul suo divano, per divorarle le labbra come un cane affamato. Adesso come avrebbe fatto a guardarla negli occhi senza ricordare quel bacio? Senza pensare a come fossero morbide e calde le sue labbra contro le proprie?
     Merda.
     Era proprio fottuto.
    Svoltò a destra nel corridoio del secondo piano e si fermò, all’improvviso raggelato. Viola era appoggiata alla porta del bagno, la bocca incollata a quella di Scarpati che sembrava volesse succhiarle anche l’anima. Il suo cuore perse un battito, mentre una rabbia cieca e improvvisa gli attanagliava le viscere. Come spinto da una forza inarrestabile si avvicinò e afferrò Scarpati per il bavero della camicia. Il ragazzo trasalì e si voltò a guardarlo, gli occhi sgranati e pieni di confusione.
     – Avete preso la scuola per un locale notturno? – tuonò Jacopo, sforzandosi di non strattonarlo. In fondo, era sempre un ragazzo. Un suo alunno. Lo lasciò andare, ma mantenne il contatto visivo. – Avanti, di corsa in classe. E che non si ripeta più, mi sono spiegato?
     Scarpati ebbe il buonsenso di arrossire, mentre Viola ricambiava il suo sguardo sfrontata. – Ci scusi professore – disse lui avviandosi in direzione della III B. Dopo qualche passo si bloccò e si volse verso Viola, rimasta immobile.
     – Viola? – la chiamò corrugando la fronte.
     Jacopo sollevò una mano come per fermarlo. – Vai avanti, Scarpati. Devo scambiare ancora due parole con la Sartori. Adesso.
     Obbediente, Stefano corse via e lui si ritrovò solo con Viola nel corridoio deserto e silenzioso. Jacopo ebbe la sensazione di riuscire a sentire i loro respiri affannati. – Cosa diavolo pensavi di fare? – l’apostrofò con rabbia.
     Lei sollevò il mento con aria di sfida. Era dannatamente bella con le guance arrossate e le labbra tumide. – Sto solo seguendo il suo consiglio. Perché se la prende tanto, professore?
     Calcò volutamente la parola professore, come se desiderasse rammentargli che lui era il suo insegnante e non aveva il diritto di intromettersi nella sua vita.
     Fanculo.
     – Quale consiglio? Non mi sembra di averti suggerito di pomiciare davanti ai bagni della scuola. O sbaglio?
     – Ma come? Non è stato lei a dirmi che dovrei fare esperienza coi ragazzi della mia età?
     Jacopo deglutì. L’aveva fatto davvero? Cazzo, sì. Ma con quelle parole non intendeva spingerla tra le braccia del primo ragazzo arrapato che incontrava. E poi a lei Scarpati non piaceva. O forse sì?
     Strinse i pugni e mosse un passo nella sua direzione, torreggiando su di lei. – Di certo non a scuola, dove tutti possono vedervi.
     – Oh, capisco – La voce di Viola suonò lievemente sarcastica. – Quindi se andassi a letto con Stefano fuori dalla scuola, non ci sarebbe niente di male. Giusto? L’importante è che non ci veda nessuno.
     – Non ho detto questo – Viola stava diventando troppo insolente. Avrebbe voluto sculacciarla fino a farle entrare un po’ di buonsenso in quella testolina ribelle. E poi avrebbe voluto baciarla. Baciarla fino a perdere l’uso della ragione, fino a sentire dove iniziava la propria’ bocca e finiva quella di lei, fino a bearsi di quei versi che faceva con la gola, così erotici e sensuali.
     Era veramente fottuto.
     E invece di fare la cosa giusta, quella più sensata, Jacopo si ritrovò a sospingerla all’interno del bagno, richiudendo la porta alle loro spalle. La schiacciò contro la parete e si impossessò delle sue labbra, sfiorandole appena per assaporarne la morbidezza. Poi aumentò la pressione baciandola sul serio, gustandola lentamente, in profondità.
     Invece di ribellarsi lei si sciolse tra le sue braccia come cioccolato fuso. I piccoli gemiti che uscirono dalla sua gola lo eccitarono ancora di più e Jacopo intensificò il bacio, in modo famelico, come se il bisogno di lei fosse impossibile da domare. Non voleva fermarsi. Non voleva che tutto ciò finisse. E invece doveva.
     Si staccò da lei con un ansito che sembrò un lamento disperato. – Vattene – le bisbigliò contro le labbra. – Vattene o non rispondo di me.
     Viola lo cercò un’ultima volta con gli occhi, quel pizzico di ribellione ormai completamente svanito. Infine, si mosse come al rallentatore e uscì dal bagno lasciandolo solo, con un’imbarazzante erezione a premergli contro i calzoni.
     Cazzo.
     Jacopo chiuse gli occhi e inspirò. Non poteva andare avanti così. Sarebbe di certo impazzito.


sabato 15 agosto 2015

SALDI DI FINE ESTATE

Carissimi lettori,
è arrivato Ferragosto e ci si appresta a tornare dalle vacanze. Forse qualcuno deve ancora partire, ma ad ogni modo si spera che il caldo afoso che questa estate ha messo tutti in ginocchio, ora stia per finire. Ebbene, quale momento migliore per fare un regalo a tutti voi, che mi seguite con tanto affetto?
Pertanto, ho deciso di mettere in offerta il mio romanzo storico/erotico "La dama misteriosa". Sarà in vendita a 0,99 €, su tutti i principali ebook store, fino al 30 settembre.
Se c'è qualcuno che ancora non l'ha acquistato e cerca qualcosa da leggere durante gli ultimi giorni di vacanza, questa è l'occasione giusta. ;-)
Per invogliarvi alla lettura vi lascio in compagnia dell'incipit:

Bedfordshire, giugno 1795

Sedeva davanti alla toeletta, le mani posate in grembo in una posa rigida e innaturale. Tremava un poco, ma non perché facesse realmente freddo in quella stanza. Anzi, dalle alte finestre aperte filtrava una piacevole brezza, considerata la stagione.
     Julia sospirò, lanciando un’occhiata ansiosa alla porta che metteva in comunicazione la sua camera da letto con quella di sir Jonathan Drake, il suo sposo. Aveva la gola secca e un rivolo di sudore le scendeva lungo il collo. Non era certa di riuscire a tenere a bada l’agitazione, non la sua prima notte di nozze.
     Si umettò le labbra, tornando a fissare lo specchio davanti a sé ed esaminando per l’ennesima volta la propria figura snella, fasciata in un’impalpabile camicia da notte che poco celava del suo corpo ancora acerbo. Avrebbe desiderato possedere forme più arrotondate e seducenti per poter compiacere meglio il proprio marito; invece era alta, magra e spigolosa, senza alcuna attrattiva.
     Le dita corsero all’acconciatura. I nastri con cui aveva legato i capelli si erano disfatti e ora sgradevoli riccioli ramati sfuggivano al rigido chignon sopra la nuca, dandole un aspetto sciatto e  disordinato. La cameriera si era offerta di scioglierle le lunghe chiome e pettinarle per lei, ma Julia  si era rifiutata. Odiava i suoi capelli color carota e tenerli sciolti sulle spalle sarebbe servito unicamente a farla rassomigliare a uno spaventapasseri.
     Un rumore di passi la fece irrigidire. La porta cigolò aprendosi, mentre Sir Drake faceva il suo ingresso nella stanza nuziale, dopo essersi congedato dagli amici che, giù da basso, avevano brindato in onore degli sposi fino a tarda sera. Jonathan era un giovane di bellezza innegabile. Irradiava una forte mascolinità che a Julia non era certo indifferente. Alto, di corporatura atletica, dimostrava più dei suoi venticinque anni. Quando irruppe all’interno, lo fece con una disinvoltura naturale, certamente pronto ad assolvere i propri doveri coniugali senza la minima esitazione o imbarazzo. Vestiva con eleganza informale, una giacca blu scuro fatta su misura, dei calzoni color crema che lo fasciavano come una seconda pelle e un paio di stivali lucidi. I serici capelli biondi contrastavano con il nero del fazzoletto da collo, annodato in maniera impeccabile.
     – Vediamo di portare a termine il nostro ingrato compito, milady – le disse, lasciandosi cadere su una poltrona per togliersi gli stivali, lo sguardo che percorreva la sua intera figura rischiarata dalla flebile luce di una candela.
     Julia deglutì, seguendo i movimenti bruschi del marito con apprensione. Sembrava irritato e forse anche un po’ brillo. Avrebbe voluto dirgli che per lei non vi era nulla di ingrato in tutto ciò, ma le parole non vollero uscire, costringendola a restare in silenzio.
     Poi lui si chinò a sfilarsi le calze. – Sarò sincero con voi fin dall’inizio: vi ho sposata unicamente perché vi sono stato costretto. Mio padre pensa che la figlia di un duca possa essere un buon affare per me. Tuttavia, non illudetevi. Non sono innamorato di voi, né mai lo sarò.
     – Come fate a dirlo? – Istintivamente Julia ritrovò la voce. Incatenò gli occhi ai suoi, sforzandosi di capire se fosse serio o se quelle parole crudeli fossero il risultato dei troppi bicchieri di vino che si era scolato durante il ricevimento di nozze. – Ancora non sapete nulla di me. Forse, conoscendomi meglio…
     La sua bassa risata la fece irrigidire. – Non vi illudete, milady. Non credo nell’amore e sono convinto che qualsiasi illusione romantica possiate nutrire nei miei confronti sia solo il frutto di fantasie sciocche e infantili.
     Con un movimento repentino, Jonathan si alzò sfilandosi da sopra la testa la candida camicia di lino, per poi abbandonarla sul pavimento insieme al resto degli indumenti. Julia sgranò gli occhi, fissando senza fiato la gloriosa distesa del petto e i capezzoli ritti che risaltavano sulla pelle abbronzata. Poi, le mani di Jonathan scesero sull’allacciatura dei calzoni. Il suo primo istinto fu quello di voltarsi e distogliere lo sguardo, ma si fece forza e rimase inerte, senza muovere un solo muscolo. Si impose di guardarlo mentre si abbassava le braghe sulle cosce muscolose, finché non fu completamente nudo di fronte a lei.
     Allora sentì stringersi lo stomaco e serrò i pugni conficcandosi le unghie nei palmi. L’asta del sesso era lunga e spessa e sembrava crescere sotto il suo sguardo fino a svettare contro i muscoli dell’addome.

     Accorgendosi del suo sbigottimento lui rise di nuovo, piano. – Be’, come vedete sono perfettamente in grado di consumare questa unione, quali che siano i miei sentimenti per voi – Fece una pausa durante la quale Julia ebbe l’impressione che tutto l’ossigeno le venisse risucchiato dai polmoni. – Allora, vogliamo andare a letto?


BRIVIDI AD ALTA QUOTA

Vi informo che oggi sul blog "La mia biblioteca romantica" trovate il mio racconto "Brividi ad alta quota".
Buona lettura e buon ferragosto a tutti!

http://bibliotecaromantica.blogspot.it/2015/08/summer-loving-brividi-ad-alta-quota-di.html?m=0