CAPITOLO 12
S
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ara
si lasciò cadere sul letto, sfinita. Era stata una giornata interminabile e
ricca di emozioni; non aveva avuto un attimo per riflettere con calma
sull’enormità della decisione presa: tutti volevano congratularsi con lei!
Aveva stretto mille mani e dispensato sorrisi, al punto che ora le doleva la
mascella. L’intera servitù di casa Nardò era su di giri. Persino Gina, che
negli ultimi giorni era diventata per lei qualcosa di molto simile a un’amica,
l’aveva inondata di chiacchiere e felicitazioni, facendole venire il mal di
testa.
Chiuse gli occhi e fece un respiro
profondo.
Sara, in che guaio ti sei cacciata?
Cosa le era saltato in mente di accettare
di sposare Giulio? D’accordo, lui era adorabile. Bello, affascinante e ricco.
Ma si conoscevano da meno di due settimane! Lo stesso tempo che le era servito
per dimenticare quello che aveva creduto l’amore della sua vita: Mario.
E se anche quella folle attrazione per
Giulio fosse scomparsa? E lei si fosse ritrovata intrappolata in un matrimonio
che non desiderava realmente, lontana dal suo mondo e dalle persone che amava?
Più si legava a Giulio, meno possibilità aveva di tornare indietro. Se ne
rendeva conto?
Si sentì soffocare e si tirò su di scatto,
per correre ad aprire la finestra. Aveva bisogno di aria. Per fortuna, la
brezza leggera della sera le diede un po’ di sollievo. Stava per allontanarsi,
quando colse un’ombra familiare dirigersi verso le stalle. Era Giulio. Avrebbe
riconosciuto il suo incedere deciso anche a chilometri di distanza. Ammirò il
suo fisico asciutto che sprizzava vitalità e si ritrovò a sospirare, come una
ragazzina di fronte alla rockstar preferita.
Come spinta da un impulso irrefrenabile,
si gettò uno scialle sulle spalle e scese in giardino, nel tentativo di
raggiungerlo. Lo trovò insieme a Nerone, intento a strigliare per bene il proprio
cavallo.
– Ciao – gli disse, appoggiando la schiena
alla parete di legno della stalla, le braccia strette attorno allo scialle.
Lui si voltò e, vedendola, sorrise. –
Ciao. Ancora in piedi?
Sara fece un sospiro. Notò che Giulio
aveva un accenno di ombre scure sotto gli occhi, che però non toglievano nulla
alla sua rude bellezza. – Non riesco ad addormentarmi. E tu?
– Anch’io. Troppi pensieri per la testa.
– Dimmi che non stiamo facendo una
cazzata.
Lui corrugò la fronte, in un gesto che
ormai le era divenuto familiare. – Che cosa?
– Mi riferisco al matrimonio. E se ci
stiamo imbarcando in qualcosa di molto più grande di noi? Non hai paura?
La sua bassa risata quasi la fece
trasalire. – Sara, centinaia di persone si sposano ogni giorno nel mondo. Non è
una malattia incurabile. Di cosa hai paura?
Lei gli si avvicinò, soffermandosi a un
passo da lui. Si era arrotolato le maniche della camicia e il suo sguardo fu
calamitato dalle sue braccia muscolose, ricoperte da una peluria scura molto
virile. Era bello da morire. – Non lo so, mi sembra tutto così affrettato… ci
conosciamo da meno di due settimane!
Giulio si tese verso di lei per sfiorarle
un braccio. – Considerato che ci sono persone che si sposano senza mai essersi
viste o frequentate, noi partiamo avvantaggiati.
–
Ti stai burlando di me?
– Niente affatto. Pensa a tutte quelle
fanciulle che vengono promesse in sposa dai propri genitori a uomini che
nemmeno conoscono. Alcune di loro non sono mai state baciate e non sanno se il
loro futuro marito sarà buono con loro o si comporterà in maniera rude,
stuprandole la prima notte di nozze. Quante unioni ci sono di questo tipo? Per
noi è diverso. Non ho dubbi sul fatto che sotto alle lenzuola faremo scintille,
insieme.
Lei rabbrividì ignorando il suo sguardo
malizioso. Non aveva mai riflettuto su come andassero certe cose a quei tempi.
Le donne erano considerate oggetti di cui disporre liberamente. In
quell’ottica, era stata fortunata a incontrare un uomo come Giulio.
– Ma un matrimonio non si basa solo sul
sesso – protestò, un poco indignata. – E se la nostra fosse solo attrazione
fisica? Che bisogno c’è di sposarsi? Possiamo semplicemente andare a letto
insieme!
Un sopracciglio di Giulio schizzò verso
l’alto. – Strano che a dirlo sia tu. Di solito è l’uomo quello che cerca di
liberarsi dal giogo del matrimonio, cercando solo il proprio divertimento con
donne compiacenti. E se non sbaglio, quando ti ho proposto di diventare la mia
amante, ti sei rifiutata.
– Forse ho sbagliato – Sara lo fissò con
aria di sfida. Non capiva come facesse a essere così tranquillo, quando si
discuteva del loro futuro insieme. Non era lui quello che diceva di non volersi
sposare? Il sangue le pulsava nelle orecchie e il cuore si muoveva al ritmo di
una danza scatenata, mentre restava in attesa di una sua risposta. Stava
giocando col fuoco e il rischio era quello di scottarsi. Per sempre.
*
* * * * * * * * *
Giulio
si grattò la testa, incerto su come prendere quel voltafaccia. Quella ragazza
si metteva d’impegno per confonderlo, ma lui non intendeva cedere su quel
punto. Adesso non si sarebbe accontentato di niente di meno di un matrimonio in
piena regola. Non gli bastava più la semplice idea di possederla. Voleva che
Sara fosse sua moglie e che a nessun altro potesse passare per il cervello di
portargliela via.
Socchiuse gli occhi. – Abbiamo già
annunciato il nostro fidanzamento alla mia famiglia – disse, sforzandosi di
mantenere un tono di voce calmo e conciliante; poco importava se l’unico membro
familiare in questione fosse sua madre, la quale sarebbe stata ben lieta di un
ripensamento. – Hai idea di cosa succederebbe, se ci tirassimo indietro ora?
La vide scuotere la testa, i riccioli biondo
rame che le danzavano attorno al viso. Dio, se era bella! Non riusciva a
smettere di fissarla e la desiderava in un modo talmente devastante che era una
vera tortura cercare di rispettare l’impegno preso e attendere fino alla prima
notte di nozze.
Imprecò sottovoce. – Diamine, Sara… saresti
rovinata!
– Definisci il termine “rovinata”, per
favore.
La sorpresa gli fece sbattere le palpebre.
– Finiresti sulla bocca di tutti e nessuno vorrebbe più sposarti, o avere a che
fare con te – Ignorò volutamente il fatto che Sara effettivamente fosse già in rovina, senza un tutore che si
occupasse di lei, o una dote.
Lei lo fissò in cagnesco. – Tutto questo solo per aver rifiutato di sposarti?
Giulio annuì con convinzione. – Certo.
– Stai cercando di dirmi che non si torna
indietro?
– Esattamente.
Sara chiuse gli occhi, appoggiando la
testa al suo petto. Quel semplice contatto lo fece fremere di desiderio. Tutti
i suoi muscoli si tesero e il cuore cominciò a battergli contro le costole,
come impazzito. – E cosa succederà se uno di noi due si pentirà della decisione
presa? – chiese lei, in un sussurro.
Giulio le prese il mento fra due dita,
costringendola a guardarlo. – Non accadrà. Mai.
Lei tremò quasi impercettibilmente fra le
sue braccia. Sembrava un cucciolo smarrito e lui promise a se stesso che se ne
sarebbe preso cura nel migliore dei modi. – Sara, io ti renderò felice. Lo
giuro.
– Un altro ragazzo, tempo fa, mi promise
la stessa cosa – fece lei, la voce rotta dall’emozione. – Sai com’è finita? Si
è messo con un’altra, senza curarsi affatto dei miei sentimenti o di quello che
provavo per lui. Non voglio rendermi conto di aver fatto di nuovo un terribile
sbaglio. Non lo sopporterei.
Giulio si irrigidì. Dunque c’era stato
davvero un altro uomo nella vita di Sara. Un pensiero omicida si fece strada in
lui, con la forza di un uragano. Dovette chiudere gli occhi e inspirare, nel
tentativo di calmarsi. – Bastardo, figlio di puttana! – mormorò, accarezzandole
piano i capelli.
Sara si staccò da lui quel tanto che
bastava per guardarlo. – Tu non mi lascerai, vero? Promettilo!
– Non lo farò – E nel preciso momento in
cui pronunciò quella frase, seppe che era vero.
*
* * * * * * * * *
Sara
non sapeva per quale motivo gli avesse chiesto una cosa del genere. In fondo
non era lei a desiderare di fuggire da lì, per fare ritorno nella sua epoca? Ciononostante
si sentì sollevata al pensiero che lui facesse sul serio. Nessuno l’aveva mai
fatta sentire importante come stava facendo Giulio adesso. Era rassicurante.
E poi non doveva dimenticare che forse non
sarebbe mai tornata indietro. Qualunque cosa fosse successa, ora sapeva che
Giulio sarebbe rimasto al suo fianco. Era strano, ma sentiva di potersi fidare
ciecamente di lui.
Protese le labbra verso le sue,
sollevandosi sulla punta dei piedi, e lo baciò. Immediatamente lui la cinse con
le sue forti braccia, approfondendo il bacio e facendole venire i brividi. –
Voglio fare l’amore con te – gli disse, staccandosi.
Giulio rise, la voce ridotta a un sussurro
roco. – Dannazione, Sara… non sai che tortura sia per me dovermi trattenere. Ma
voglio aspettare la prima notte di nozze. Non intendo disonorarti in alcun modo.
Lei sbuffò. Trovava ridicola quell’usanza,
ma si costrinse ad accettare il fatto che Giulio avesse una mentalità diversa
dalla sua. Avrebbe dovuto imparare a conviverci, così come con tante altre
cose. Tornò a fissarlo negli occhi. – D’accordo. Aspetteremo. Tuttavia, c’è
un’altra cosa importante che devo chiarire prima del matrimonio.
Giulio la strinse più forte contro il proprio petto. – Dimmi, ti
ascolto.
– Promettimi che non mi tratterai mai come
un oggetto. So che una donna non viene considerata un essere pensante, eppure lo
siamo. Io sono stata educata diversamente e non riuscirei a sottostare a
determinate regole, neppure se mi impegnassi.
Lui sorrise, negli occhi un accenno di
ironia. – Non ho intenzione di cambiare quello che sei. Mi piaci esattamente
così: sveglia, testarda, appassionata… amo il tuo carattere ribelle e il fatto
di poter parlare con te, proprio come farei con un altro uomo. Non ti
trasformerei mai in una di quelle damigelle insulse, capaci solo di discutere
del tempo e pronte a chinare la testa in qualsiasi momento. Voglio una donna
stimolante e audace al mio fianco ed è per questo che ho scelto te.
Sara sbatté le palpebre e tirò su col
naso. Le sue parole l’avevano commossa. – Okay – mormorò, sforzandosi di darsi
un contegno. Non voleva trasformarsi in una ragazza piagnucolosa proprio
adesso!
Giulio aggrottò di nuovo la fronte. – Okay?
Che diavolo significa?
Mordendosi la lingua, Sara imprecò
sottovoce. Non avrebbe imparato mai a esprimersi come una dama dell’Ottocento.
Era più forte di lei. – Va bene… intendevo dire che è tutto a posto.
Ma lui stavolta non si diede per vinto. –
Ne sono felice, ma dove hai tirato fuori questo termine così buffo? Okay… non
l’ho mai sentito! E non dirmi che è un’espressione tipica fiorentina. Abbiamo dialetti
differenti, è vero, ma talvolta ho l’impressione che tu ti esprima proprio in
un’altra lingua.
– Inglese. Deriva dall’inglese parlato
nelle colonie americane, d’accordo? – fece lei, spazientita, alzando gli occhi
al cielo. – Zero killed, nessun morto, quindi significa tutto bene. È più
chiaro adesso o devo essere messa in croce per ogni singola parola che dico?
Giulio pareva perplesso. – Hai vissuto
nelle colonie americane? È da lì che nascono certe tue stranezze?
– Non ho detto questo. E non sono strana!
– Sara si staccò da lui con uno strattone e si mise le mani sui fianchi, sempre
più esasperata. E se ora lui l’avesse tempestata di domande? Ma Giulio fece un
sorrisino, attirandola nuovamente a sé.
– Adoro quando ti infiammi così. Mi viene
voglia di baciarti fino a toglierti il respiro.
Lei inarcò un sopracciglio. – Perché non
lo fai, allora?
E lui la baciò.
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