In un attimo Viola si ritrovò
stesa sul divano, il corpo muscoloso di Jacopo premuto contro il proprio e le
bocche che si divoravano a vicenda. Lui fece scivolare la sua lingua su quella
di lei schiacciando il proprio bacino contro il suo.
Viola era su di giri. Voleva di più. Un
contatto più intimo, più profondo. Sollevò una gamba, avvinghiandola a quella
di Jacopo, il cuore che danzava una samba nel suo petto. Non aveva mai provato
nulla di simile in precedenza. Era completamente stordita. Esitante, cominciò a
muovere la sua mano su di lui, sfiorando appena l’orlo della maglietta. Lasciò
scorrere le dita sulla pelle nuda, incredibilmente calda, facendogli sentire il
tocco leggero delle unghie.
Jacopo si lasciò sfuggire un sibilo e il
suo petto cominciò a sollevarsi e abbassarsi a un ritmo più frenetico.
Era lei a fargli quell’effetto? Viola non
lo sapeva. Era cosciente solo della bocca di lui che si muoveva sulla propria e
dei fremiti che sentiva al basso ventre, come se avesse avuto mille farfalle nello
stomaco che svolazzavano indisturbate. Ogni suo pensiero coerente si concentrò
laddove si incontravano le loro labbra; quel punto di contatto era sufficiente
a farle provare brividi d’eccitazione in tutto il corpo.
Aveva già baciato qualche ragazzo prima,
ma non era stato così. Si era trattato di baci frettolosi, privi d’esperienza,
che non avevano innescato nessun fuoco d’artificio nel suo cuore. A un tratto
Jacopo si staccò da lei. – Viola – mormorò, la voce che sembrava di
cartavetrata. – Mi stai facendo impazzire.
La sua mano si infilò tra i suoi capelli e
scivolò lenta lungo la mandibola. Poi lui si chinò di nuovo in avanti per
baciarla ancora e Viola si ritrovò a desiderare che le loro labbra restassero
così per sempre: premute l’una contro l’altra. La bocca di Jacopo si aprì e lei
rabbrividì nuovamente, nel sentire il suo sapore dolce di menta, il respiro
mischiato al proprio. Stavolta le sue labbra si mossero più lentamente, quasi
con tenerezza, come se lui volesse assaporarla piano, senza fretta. Infine,
Jacopo si sollevò e rotolò su un fianco, il fiato corto.
– Non possiamo farlo – Le sue parole le
risultarono sgradevoli come un pugno nello stomaco. Viola cercò di
impossessarsi di nuovo della sua bocca, ma si ritrovò immobilizzata dalle sue
braccia.
– Perché no?
Lui sospirò. – Viola, sono il tuo
insegnante di inglese.
– Non lo dirò a nessuno, te lo giuro.
Una risatina roca gli uscì dalle labbra
tese. – Non è questo il punto. Tu sei una ragazzina ed io un uomo. Non intendo
approfittarmi di te e della tua ingenuità. Non sarebbe giusto.
– Stai cercando di dirmi che sono troppo
piccola? Non lo sono, dannazione! Ho già diciotto anni. Sono adulta, ormai.
Jacopo si tirò su a sedere, passandosi una
mano tra i capelli. – Adulta? – Un’altra risata spezzò il silenzio. – Ti è
successo altre volte di rotolarti su un divano con un uomo?
Lei si sentì ferita da quelle parole, ma
non lo diede a vedere. Sollevò il mento, sfidandolo con lo sguardo. – Non sei
il primo che bacio, se è questo che ti stai domandando.
– Viola, se non mi fossi fermato non ci
saremmo limitati a dei baci. Capisci quel che intendo dire, vero?
Lei si morse il labbro. Sì, lo capiva.
Avrebbero finito per fare l’amore. Era pronta per un passo del genere? Non lo
sapeva. Ma sapeva di non voler rinunciare a lui. Non dopo che aveva assaggiato
la dolcezza di quelle labbra. – Giulietta aveva quattordici anni quando fece l’amore
per la prima volta – disse la prima cosa che le venne in mente. Sapeva che era
una frase stupida, ma non le importò.
Jacopo le rivolse uno sguardo serio. –
Già. E sappiamo tutti com’è finita. Viola, tu mi piaci da morire. Ma proprio
per questo non me la sento di incasinare le cose tra noi. Non voglio che tu
bruci le tappe. Dovresti frequentare i ragazzi della tua età e fare le
esperienze che fanno di solito le tue coetanee.
All’improvviso lei sentì un peso sullo
stomaco. Che cosa intendeva dirle? Che se non fosse stata vergine, non ci
sarebbe stato alcun problema? Perse il controllo. – Basta! – urlò, alzandosi
all’improvviso dal divano. – Sono stufa di essere trattata come una bambina!
Ignorò i tentativi di Jacopo di calmarla.
Si diresse alla porta e uscì sbattendola con forza, il cuore che le rimbalzava
nel petto. Lacrime di rabbia le bruciavano gli occhi. Non riusciva neppure a
vedere dove andava e per poco non inciampò nelle scale. Tuttavia, non si voltò
indietro. Continuò a correre finché non si ritrovò in strada. Da sola.
Nooo... interrotto sul più bello! Non puoi lasciarci così in sospeso, Laura!
RispondiEliminaBellissimo episodio, davvero! Emozionante!
Posso dire una cosa? Dei quattro personaggi che ci hai presentato finora, Jacopo è quello che mi piace di più. Così vero, tormentato ed insieme saggio, dolce e passionale...
Ciao, Eva. È una tattica che si insegna nei manuali di scrittura, quella di interrompere la scena in un momento cruciale. Si chiama Cliffhanger e serve a catturare l'attenzione di chi legge. Comunque lo confesso, Jacopo piace molto anche a me. ;-)
RispondiEliminaBellissimo Laura, però finirlo sul più bello come ha detto Eva proprio no.
RispondiEliminaNon riesco ad avere una visione di quello che potrà succedere in seguito e questo e quello che mi intriga di più. Attendo con ansia
Cercherò di postare un po' prima questa settimana. Promesso!
RispondiElimina