*Attenzione!* Per gli argomenti trattati, questo racconto è riservato ad un pubblico adulto.
Erano seduti in cucina, davanti a una tazza di tè fumante, quando udirono la porta d’ingresso sbattere e Viola apparve trafelata, gli occhi arrossati di pianto. Andrea scattò in piedi e le rivolse un’occhiata preoccupata.
Erano seduti in cucina, davanti a una tazza di tè fumante, quando udirono la porta d’ingresso sbattere e Viola apparve trafelata, gli occhi arrossati di pianto. Andrea scattò in piedi e le rivolse un’occhiata preoccupata.
– Dove diavolo sei stata? – tuonò,
passandosi le dita tra i capelli. Diana comprese che quello era il suo modo di
esprimere l’ansia, l’agitazione. Che Mr. Perfezione avesse dei punti deboli
come tutti i comuni mortali? Quel pensiero la fece sorridere.
– Calmati, Andrea – lo rabbonì, alzandosi
a sua volta. – Viola mi sembra piuttosto scossa. Cosa ti è successo, tesoro?
Vuoi dircelo?
Le si avvicinò piano, con
cautela, e lei le indirizzò uno sguardo diffidente. – Professoressa Ricci, cosa
ci fa qui? – La sua testolina bionda scattò in direzione del padre. – L’hai
chiamata tu?
Andrea fece per risponderle, ma Diana lo
bloccò in tempo sollevando una mano. – Tuo padre era molto preoccupato per te,
Viola – le disse in tono pacato. Una cosa che aveva imparato lavorando con gli
adolescenti era che alzare la voce non serviva. Si otteneva molto di più se si
cercava di capirli, ascoltandoli.
Infatti, Viola parve ritrovare la calma.
Si mordicchiò piano il labbro, spostando il peso da un piede all’altro. – Non avrebbe
dovuto chiamarla. Insomma, non è successo nulla. Sono solo stufa di essere
trattata come una ragazzina e la sua presenza qui non aiuta. Se mio padre è
preoccupato, potrebbe provare a parlare con me, invece di telefonare ai miei
insegnanti. Non ho bisogno di una baby-sitter.
Diana le indirizzò un sorriso
rassicurante. Viola non aveva tutti i torti. Andrea avrebbe potuto sforzarsi un
po’ di più e instaurare con lei un dialogo. Ma gli uomini a volte erano delle
frane e lui non faceva eccezione. – Lungi da me farti da baby-sitter! Credimi,
è già complicato essere la tua insegnante di italiano.
Buttarla sul ridere fu un bene. Viola si
rilassò ulteriormente e le indirizzò una smorfia divertita. – Mi spiace che mio
padre l’abbia fatta venire fino a qui. Non è che poi si vendicherà su di me,
con un’interrogazione su Dante, vero?
Diana rise piano. – Mmm… perché no?
Potrebbe essere un’idea.
– Ehi, che ne dici di invitare la
professoressa a cena? Visto che l’abbiamo scomodata, facciamoci perdonare –
Diana apprezzò il goffo tentativo di Sartori di mettere una pezza sul guaio che
aveva combinato, ma Viola non sembrò essere dello stesso parere. Si irrigidì
all’istante.
– Tu l’hai scomodata – lo corresse
puntandogli contro un dito accusatore. – E comunque io non ho fame.
Viola uscì dalla cucina a passo spedito e
andò a chiudersi in camera sua. Sentirono la chiave girare nella serratura,
come se la ragazza intendesse chiudere il mondo fuori. Sentì Andrea imprecare
sottovoce e gli lanciò un’occhiataccia. – Dovresti sforzarti di parlare un po’
di più con lei – lo rimproverò.
Lui inarcò un sopracciglio. – E come? Hai
visto anche tu che non mi ascolta.
– Forse perché invece di ascoltarla ti
comporti da prevaricatore. Non ci sai proprio fare con gli adolescenti, vero?
– Be’, è per questo che ho chiesto a te di
venire, giusto?
Diana alzò gli occhi al cielo. Andrea
Sartori era una testa dura. Ma lei sapeva essere ancora più testarda di lui,
all’occorrenza. – Io sono solo la sua insegnante. Non posso sostituire sua
madre e neppure suo padre. Dovete risolverla tra voi.
Andrea imprecò di nuovo, scagliando un
pugno contro la parete. Sussultò per il dolore, ma poi parve calmarsi. –
Secondo te che cos’ha? Non credo che sia solo arrabbiata perché ho criticato il
suo modo di vestirsi. Mi è sembrata… infelice. Molto infelice.
Diana sospirò. – E se fosse innamorata? Ci
hai pensato? Alla sua età capita di prendersi cotte impossibili per qualcuno di
irraggiungibile. O magari ha semplicemente litigato col suo ragazzo.
– Cazzo, no! – Andrea la guardò allarmato.
– Ha solo diciotto anni.
Le scappò un sorrisino. – Tu quanti anni
avevi quando hai messo incinta sua madre?
Si rese conto troppo tardi di aver detto
la cosa sbagliata. Vide Andrea impallidire di colpo. – Non sarà incinta, vero?
Dio mio, dimmi di no! Se scopro che qualcuno si è portato a letto mia figlia,
io…
Diana si schiarì la voce. – Non era questo
che intendevo. Viola è una brava ragazza. Non l’ho mai vista pomiciare con un
compagno nel cortile della scuola o…
– Dio, non dirlo manco per scherzo!
– Però non ci sarebbe niente di male se
fosse innamorata, no? Succede a tutti, prima o poi.
Andrea prese nuovamente a pugni la parete,
negli occhi una luce pericolosa. – Non a mia figlia. Detesto l’idea che si
rovini la vita come è successo a sua madre. Non potrei sopportarlo.
Diana avrebbe voluto fargli notare che la
madre di Viola non si era rovinata proprio niente. Era semplicemente scomparsa,
fregandosene di quella povera ragazza e pensando solo alla propria carriera di
modella. Ma non lo fece. Si limitò a una scrollata di spalle. – Bene, si è
fatto tardi. È meglio che vada.
– Non andartene – Andrea la bloccò,
imprigionandola contro il muro. – Resta con me stanotte. Ho bisogno di te.
– Non posso, lo sai.
– Cosa devo fare con te? Supplicarti?
– Non servirebbe.
Gli occhi di Andrea erano pozze ardenti.
Diana percepiva la sua collera, profonda e strisciante, ma non poteva farci
nulla. Stavolta era intenzionata a non cedere. Inaspettatamente lui le passò
una mano intorno alla vita e avvicinò la testa alla sua. – Ti prego – le disse
con una voce calda e roca. – Ne ho un bisogno disperato.
Dio mio, provava lo stesso bisogno anche
lei. Strinse i pugni, conficcandosi le unghie nei palmi per mantenere il
controllo sulle proprie, stupide pulsioni. Ma lui agì in maniera scorretta:
allargò le mani sulle sue natiche, facendola aderire contro il proprio pene già
turgido. Sarebbe bastato così poco. La tentazione di strofinarsi contro di esso
e allargare le cosce per lui era talmente forte e pressante da procurarle un
dolore fisico.
– Andrea, no – ebbe la forza di dire. –
Lasciami andare.
E lui la lasciò. Per un secondo Diana
provò una sensazione di abbandono insopportabile. Ma strinse i denti,
allontanandosi di qualche passo. – Mi spiace – bisbigliò, infine. – Credimi, mi
dispiace tanto.
Finalmente riesco ad avere un momento di pace per leggere la puntata...
RispondiEliminaChe bello, Laura! La storia tra Diana e Andrea diventa sempre più intensa... E vedo lui diventare sempre più coinvolto, e Diana, con la sua dolcezza e la sua forza, mi è sempre più simpatica
E poi: l'attrazione che Andrea prova per lei dev'essere davvero forte, se "ci prova" così intensamente mentre sua figlia è praticamente dall'altra parte della parete... immagino l'imbarazzo se Viola li scoprisse entrando improvvisamente in cucina... è davvero uno "scandaloso legame"!
Ciao, speriamo a prestissimo con il seguito.
Sì, credo che Andrea sia proprio cotto a puntino. Anche se non vuole ammetterlo. ;-) Ciao, Eva. A presto!
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