venerdì 22 maggio 2015

SCANDALOSI LEGAMI - OTTAVA PUNTATA

*Attenzione!* Per gli argomenti trattati, questo racconto è riservato ad un pubblico adulto.

Diana andò ad aprire la porta, stringendosi nel suo accappatoio di spugna. Era appena uscita dalla doccia e aveva ancora i capelli bagnati che gocciolavano sul pavimento. Si chiese chi potesse essere, dal momento che non riceveva mai visite il sabato pomeriggio. In realtà non aveva molti amici. Conduceva quella che poteva definirsi una vita piuttosto solitaria.
     Con sua enorme sorpresa si ritrovò a fissare gli occhi azzurri e irriverenti di Sartori. Erano fissi su di lei e sembravano volerla divorare. Deglutì. – Ehm, signor Sartori… che ci fa qui? È successo qualcosa a Viola?
     Lui inarcò un sopracciglio e si intrufolò all’interno del suo appartamento. – Non avevamo deciso che mi avresti chiamato Andrea? Comunque Viola sta benissimo. Sono venuto per vedere te.
     Ebbe l’impressione che il cuore le si fermasse. – Per vedere me?
     Andrea si voltò a guardarla, gli occhi che sembravano bruciare. Teneva i pugni serrati, come se facesse fatica a controllarsi. – È dall’altra sera che non riesco a smettere di pensarti. Il bacio che ci siamo scambiati… – si interruppe, scuotendo il capo come per schiarirsi le idee. – È stata la cosa più sconvolgente che abbia mai provato. Io ti desidero, Diana. Alla follia.
     Era sbalordita. Mai nessuno, prima d’ora, le aveva parlato in quel modo. –  È uno scherzo? – La voce le uscì lievemente tremula, ma non le importò. Cielo, quell’uomo aveva il potere di confonderla ed elettrizzarla allo stesso tempo.
     Andrea aggrottò la fronte e fece un passo verso di lei. – Ti sembra che abbia voglia di scherzare in questo frangente? Cazzo, Diana. Ho un’erezione in corso da giorni, ormai. E sembra che solo tu sia in grado di darmi sollievo. Credimi, ho provato a frequentare altre donne e non è servito a nulla. Non sono riuscito a placare la fame che mi divora.
     Le veniva quasi da ridere. Non poteva certo essere vero. Lei non era il tipo di donna che suscitava negli uomini reazioni di quel tipo. Tanto per cominciare, non vantava affatto il fisico della modella. Aveva i fianchi larghi, decisamente troppo abbondanti. E col viso struccato e i capelli bagnati che le si appiccicavano al viso, era ben lontana dall'incarnare l'ideale di donna di chicchessia. Ma invece di fargli notare il proprio scetticismo, si limitò a dire: – Sono l’insegnante di tua figlia, lo hai dimenticato? Non posso proprio avere una relazione con te.



     Lui accorciò la distanza che li separava. Poi, prima che potesse rendersene conto, le passò una mano attorno alla vita, attirandola a sé. Avvicinò la testa alla sua, il respiro veloce, quasi affannoso. Diana si ritrovò premuta contro il suo petto muscoloso e perse ogni cognizione del tempo e dello spazio. – Andrea, non possiamo… – bisbigliò, ma con poca convinzione.
     – Shh… non pensare, Diana. Lasciati andare.
     Si impossessò della sua bocca, prendendole il labbro inferiore fra i denti e accarezzandolo con la punta della lingua. Diana si sentì sciogliere e un intero esercito di farfalle cominciò a danzarle nello stomaco. Poi Andrea le diede un piccolo morso di incoraggiamento e l’ultima volontà di resistergli si sciolse come neve al sole. Dischiuse le labbra e si lasciò andare, accogliendo quel bacio con tutto il trasporto di cui era capace.
     La bocca vorace di Andrea si staccò appena dalla sua, per creare una scia incandescente dalla guancia, giù fino al collo. Diana non riusciva quasi a respirare. Era scossa da brividi in tutto il corpo e sentiva una dolce tensione nel basso ventre. Si protese verso di lui, strofinandosi contro la sua erezione granitica. Sembrava una gatta in calore, ma in quel momento proprio non riusciva a controllarsi. Non fu in grado di capire come, ma lui la sollevò, trascinandola attraverso il corridoio fino al divano del salotto, dove la lasciò cadere senza smettere di baciarla. Le aprì i lembi dell’accappatoio di spugna, gli occhi fissi sul suo corpo nudo, quasi volesse memorizzarne ogni curva e ogni avvallamento.
     Diana si morse il labbro per non tremare. – Cosa hai intenzione di fare?
     La sua risatina roca le giunse quasi inaspettata. – Lo vedrai – La voce di Andrea era profonda, ben modulata. Si inginocchiò davanti a lei, flettendo le gambe lunghe e muscolose, fasciate da un paio di calzoni di alta sartoria, e cominciò a sbottonarsi la camicia. Le dita si muovevano veloci, rivelando un torace ampio, senza un filo di grasso. Mentre si spogliava, le lanciò un’occhiata intensa e provocante. Poi lasciò cadere la camicia sul pavimento, negli occhi uno sguardo di sfida.

     E, a quel punto, ogni resistenza cadde. 


2 commenti:

  1. Ma non puoi lasciarci così? Per favore i capitoli un po più lunghi o almeno dicci quanti capitoli sono così ci mettiamo l "anima in pace e soffriamo in silenzio. Comunque a parte le battute questa ff e bellissima e aspetto con ansia la prof settimana

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  2. Volete puntate più lunghe? Mmm... la prossima volta cercherò di accontentarvi. E non dite che non vi vengo incontro! ;-)

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