venerdì 27 febbraio 2015

SCANDALOSI LEGAMI - Prima puntata

Carissime lettrici,
per il nostro appuntamento settimanale con le mie opere inedite oggi vi propongo la prima parte di un romanzo a puntate, dal titolo "Scandalosi legami". Questa la trama:

Diana Ricci si considera una donna comune, lavora in un liceo di Torino e da tre anni non ha una relazione. Non è brutta, ma nasconde il proprio fascino sotto abiti dimessi e pettinature fuori moda, forse per paura di essere notata.
Andrea Sartori, al contrario, è un uomo sicuro di sé, ricco, affascinante e carismatico. Non vuole relazioni stabili, ma ama le belle donne e gli riesce facile conquistarle. Tuttavia, quando incontra Diana per caso, nella scuola frequentata dalla figlia adolescente, riesce a vedere al di là delle apparenze e capisce che sotto quegli abiti dimessi batte il cuore di una donna estremamente passionale e ricca di sensualità. In quel momento Andrea prende una decisione: vuole Diana nel suo letto, a ogni costo.
All’inizio Diana è confusa dalle attenzioni di Andrea. È il padre di una sua allieva e intrecciare con lui una relazione non è affatto professionale. Eppure i suoi sensi si risvegliano ogni volta che lo vede, rendendole impossibile resistergli.

Scandalosi legami è la storia indimenticabile di una donna fragile che subisce il fascino di un uomo potente e bellissimo, in un mix esplosivo di erotismo e seduzione. Ma è anche la storia di un’adolescente, Viola, alle prese coi primi turbamenti d’amore: quel sentimento proibito e scandaloso che nutre per Jacopo, il proprio insegnante di inglese.

Buona lettura!

*Attenzione!* Per gli argomenti trattati, questo racconto è riservato ad un pubblico adulto.

Diana si affrettò su per le scale, con il cuore che le batteva forte nel petto. Odiava arrivare in ritardo al lavoro, ma quella stramaledetta mattina la sveglia aveva pensato bene di non suonare e così ora si ritrovava a correre come una maratoneta, nella speranza che il preside non venisse a sapere che aveva lasciato la classe scoperta per dieci minuti buoni.
     Stava per raggiungere la porta della III B, quando la voce di Lucia, la bidella del secondo piano, la bloccò all’improvviso. – Professoressa Ricci, meno male che è arrivata! È attesa con urgenza in sala professori.
     A Diana mancò un battito. – In sala professori? Ma come faccio con la classe? Chi mi tiene i ragazzi?
     Lucia le indirizzò un sorriso indulgente e si scostò un ricciolo biondo platino dalla fronte. – Non si preoccupi, ci penso io. Vada tranquilla.
     Diana si morse il labbro inferiore, indecisa sul da farsi. Era strano che Alberti la convocasse in sala professori, piuttosto che in presidenza. A meno che non fosse rimasto lì ad attenderla, orologio alla mano, sperando di beccarla al suo arrivo per farle una bella lavata di capo. Evidentemente il caro preside non immaginava che, in caso di ritardo, lei avesse un accordo con la collega di matematica, la quale le portava i registri direttamente in classe, evitandole di dover passare dal proprio armadietto a prenderli.
     Alla fine si decise. Non poteva far finta di nulla e mettersi a fare lezione. Prima o poi avrebbe dovuto affrontare Alberti, faccia a faccia. Con un sospiro rassegnato ridiscese la scalinata fino al piano sottostante e si infilò in sala professori, pronta a ricevere le lamentele del preside. Ma l’uomo che trovò ad attenderla non assomigliava neanche lontanamente ad Alberti.



     Era un uomo alto, bello da togliere il fiato. Al suo arrivo si voltò e Diana ebbe un’ampia visuale delle sue spalle larghe, i fianchi stretti e le cosce forti e muscolose che trasparivano dal completo grigio scuro di Armani. Per un attimo trattenne il respiro, rimproverandosi di non essersi data una sistemata, prima di piombare in sala professori come una furia. Doveva avere un’aria scarmigliata e sciatta. In poche parole impresentabile.
     Deglutì, mentre gli occhi azzurro ghiaccio di quel dio greco si posavano su di lei, penetranti come lame.
     – Lei è la professoressa Ricci? – chiese con una voce bassa e roca che la fece rabbrividire.
     Diana si sistemò un ciuffo di capelli dietro l’orecchio, nel vano tentativo di darsi un contegno. – Sì, sono io. Con chi ho il piacere di parlare?
     Lo sconosciuto fece un passo avanti per stringerle la mano. – Mi chiamo Andrea Sartori. Sono il padre di Viola, una sua allieva dell’ultimo anno.
     La sua presa era forte e salda. Per un istante Diana si dimenticò di respirare.
     Viola? Rifletti, Ricci. Rifletti.
     – Sì, certo. Viola – Il suo sguardo scivolò lungo il corpo atletico di quell’uomo, fino a posarsi all’altezza dell’inguine. Ma tornò immediatamente a guardarlo in faccia, colta da imbarazzo. – E in cosa posso aiutarla, signor Sartori?
     Lui sollevò un sopracciglio e fece un sorrisino, lasciando intendere di aver intercettato la sua occhiata inopportuna. – Avrei in mente un paio di idee, professoressa Ricci. Comunque, sono qui per parlare di mia figlia. Ho saputo che il suo rendimento scolastico è seriamente calato, negli ultimi tempi.
     Diana si impose di restare calma. Inspirò piano, prima di riprendere a parlare. – Apprezzo il suo interesse per il rendimento scolastico di sua figlia, signor Sartori – cominciò in tono professionale, sforzandosi di controllare il tremore della propria voce. – Tuttavia, non ricevo i genitori degli alunni il lunedì mattina. In questo momento dovrei essere su in classe, a svolgere la mia lezione. Ho lasciato l’aula incustodita per venire a parlare con lei.
     Il dio greco si appoggiò con la schiena a uno degli armadietti, fissandola con un’intensità tale da stordirla. Incrociò le braccia sul petto, mettendo in evidenza i suoi muscoli scolpiti, attraverso la stoffa pregiata della camicia azzurrina, e distese le labbra in un sorriso ironico, quasi sprezzante. – E quando crede di potermi ricevere, professoressa Ricci?
     Diana fu percorsa da un brivido. Aveva la gola secca ed era un miracolo se riusciva ancora a parlare. – Ho un’ora di ricevimento parenti il giovedì alle undici.
     La sua bassa risata la colse di sorpresa. – Sono un uomo molto impegnato, professoressa. Giovedì a quell’ora dovrei essere a Londra per una riunione di lavoro a cui non posso mancare. Dubito di riuscire a trovare il tempo per un colloquio con lei. Che ne dice di stasera a cena, invece? Posso passare a prenderla alle otto.
     Diana sbatté le ciglia, incredula.
     Aveva detto a cena? Alle otto?
     Per un attimo non riuscì a capire se era più forte l’irritazione che provava o lo sconcerto. Strinse gli occhi, sistemandosi meglio gli occhiali sulla punta del naso, e gli lanciò quella che si augurò essere un’occhiata ricolma di sdegno. – Non sono solita ricevere i genitori delle mie allieve a cena, signor Sartori – sibilò, irrigidendosi. – Se vuole parlare con me di sua figlia, dovrà trovare il tempo. Sono stata chiara?
     – Chiarissima, ma io non sono solito accettare un “no” come risposta. Mai. – Aveva parlato con la stessa calma con cui avrebbe discusso un rapporto d’affari, tuttavia c’era qualcosa in lui, un’indole autoritaria che la rese consapevole del fatto che ciò che diceva era la pura e semplice verità: non avrebbe accettato tanto facilmente un rifiuto.
     Profondamente in collera con lui e con se stessa, per il solo fatto di subire il suo fascino, gli puntò un dito contro, agitandolo davanti ai suoi occhi. – Se pensa che mi lasci intimidire da lei, si sbaglia di grosso. E ora, signor Sartori, se vuole scusarmi ho una classe che mi aspetta per fare lezione. Addio.
     Gli voltò le spalle, allontanandosi senza dedicargli un’ultima occhiata. Aveva appena varcato la porta quando udì la sua risata gutturale alle spalle. – Arrivederci, professoressa. Non è detta l’ultima parola.
     Ma come osava?
     Era certa di non aver mai incontrato un uomo così arrogante e pieno di sé, e dire che nei suoi trent’anni  di vita ne aveva conosciuti di imbecilli! Sbuffò, esasperata, e si avviò su per le scale con un diavolo per capello. Quella giornata era iniziata sotto una cattiva stella e aveva il sospetto che non sarebbe affatto migliorata.



2 commenti:

  1. Verissimo, Eva. Ma anche gli uomini autoritari hanno il loro perché. ;-)

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  2. Ciao Laura!
    Ma la seconda puntata? Sono così curiosa...
    A proposito, meravigliosa scelta per il volto (e il corpo... ;-) ) di Andrea... Sam Heughan è fantastico!
    Ciao, a presto
    Eva P.

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